L'armadio con gli stivali gialli di gomma è grande: ce ne sono di tutte le misure (i numeri sono stati scritti grossolanamente, con un pennarello nero). “Scelga quelli che le stanno più comodi” dice la giovane Yvonne Ehrert, responsabile per le pubbliche relazioni del gruppo ReGeHamburg, senza rendersi conto che la parola comodità – riferita agli stivali di gomma – è, pur sempre e comunque, un’esagerazione.
Bisognerà anche indossare un casco da minatore – informa – e firmare un documento per lo scarico delle responsabilità necessarie alla visita di un cantiere aperto.
Piove ad Amburgo e tira un forte vento. Specialmente in quest’area portuale, aperta e priva di protezione. La tazza del caffè bollente – almeno – scalda un po’ le mani mentre, con passo svelto, ci si avvia verso il grosso ascensore provvisorio. Lo si vede calare dall’alto con abbondanza di rumore e cigolii. Il suono di una radio, frattanto, diventa sempre più vicino e il chiacchiericcio dei muratori si mischia a colpi di tosse stizzosa.
“Come le vanno gli stivali?”, chiede Yvonne mentre il cancello dell’ascensore viene aperto da un energico ragazzone rumeno. Subito dopo ci si ritrova in uno spazio piccolo, affollato di muscoli, piercing e tatuaggi: le pareti laterali sono costituite da teli. Fa molto freddo, ma i giovanotti che lavorano nel cantiere sembrano non curarsene. Alcuni di loro, sotto la tuta, indossano soltanto una maglietta. Intanto, mentre si sale, il vento si fa sempre più insistente.
Che emozione essere qui, oggi, e poter testimoniare la nascita di una fra le più importanti e più spettacolari sale da concerto di tutto il mondo: la nuovissima Philharmonic Hall di Amburgo.
Duecentomila tonnellate di peso, oltre centomila metri quadrati di superficie, diciottomila tonnellate di acciaio, sessantatremila metri cubi di cemento e oltre mille finestre: il tutto per dar vita a tre futuristiche sale da concerto, un albergo con duecentocinquanta camere e quarantacinque appartamenti. Un progetto assai ambizioso concepito nel 2003 e in corso d’opera fin dal 2007 – quando i lavori sono potuti ufficialmente cominciare.
Quasi quattrocento milioni di Euro: un investimento gigantesco che regalerà ad Amburgo una fra le più belle e interessanti costruzioni d’Europa: firmata, non a caso, dagli architetti Herzog & de Meuron.
Ed eccoci qui: all’ultimo piano di questo enorme edificio per metà antico (posa le sue basi su un vecchio deposito portuale neo-gotico che, fino al 1990, conteneva tè, cacao e tabacco) e per l’altra metà modernissimo, trasparente e pienamente capace di raccontare la parola “futuro”.
La sala da concerto principale viene costruita molto in alto: a cinquanta metri sul livello del mare. Visitarla a cielo aperto, senza alcun soffitto, e sotto una pioggerella leggera è emozionante. L’area del palco, i corridoi, le gallerie: tutto è in fieri. Un pullulare di saldatori, elettricisti e muratori che si muovono alacremente come all’interno di un formicaio. Non importa a nessuno che stia piovendo: i lavori devono andare avanti per garantire una puntuale inaugurazione.
“Sarà un luogo per tutti”, spiega Yvonne, riferendosi al fatto che le aree comuni saranno aperte alla cittadinanza, senza il bisogno di acquistare alcun biglietto. Proprio come alla Royal Festival Hall di Londra che gli inglesi – non a caso – hanno affettuosamente soprannominato “The People’s Palace”. Il palazzo della gente, appunto.
Un giorno non molto lontano, tutti potremo regalarci l’emozione di trascorrere un pomeriggio in questo luogo generosamente panoramico, per poi ascoltare chissà quale straordinario concerto: in sale insonorizzate e dotate di un’acustica che si annuncia impeccabile.
Orchestra residente sarà la Elbphilharmonie.
Un progetto ambizioso che fa parte della monumentale rivalutazione di quella che, un tempo – prima della venuta dei container – era l’area portuale di Amburgo. Un’area gigantesca, e tutto sommato centrale rispetto al cuore della città. Quasi un milione di metri quadrati che il Senato amburghese ha deciso di strappare al degrado, per trasformarli in un nuovo impeccabile quartiere.
Immaginate centinaia di palazzi, negozi, scuole, ristoranti, centri sportivi, strade, piazze, parchi, biblioteche e musei appena costruiti. Tutto sta nascendo ora, sotto ai nostri occhi, con grande attenzione e devozione per l’ambiente. Alcuni degli appartamenti sono già stati venduti: millecinquecento persone già li abitano, e molti negozi sono ormai aperti per la vendita. Che strano: dieci anni fa, questo, era un luogo morto, pericoloso. Oggi, invece, sta diventando un’area di gran moda, e i suoi palazzi cominciano a vincere competizioni d’architettura internazionali.
Qui si vivrà in case futuristiche, circondati dall’acqua, dai parchi e dall’incanto. Si testimonierà, ora dopo ora, il passaggio di centinaia di navi di ogni taglia. Dalle più piccole barche a vapore, fino ai transatlantici più mastodontici. Le scuole avranno i giardini sui tetti, offrendo il privilegio di una vista mozzafiato sulla città. E ci saranno molte aree distinte – quasi dei micro quartieri – ognuno dei quali avrà la propria spiccata personalità. La piazza intitolata a Vasco da Gama sarà il cuore di tutto. Ci saranno parchi, belvedere e promenade.
Sarà la prima nuova città del nuovo millennio: servita da una fitta rete di infrastrutture per garantire ai propri abitanti l’eccellenza della comodità: qui, dove – un tempo – le navi provenienti dal Sudamerica scaricavano casse profumate di tabacco, di cacao e di spezie.
C’erano depositi di carbone, magazzini ammuffiti, prostitute e marinai. Oggi, invece, nella HafenCity, si rappresenta lo spettacolo del futuro.
Con un colossale dispendio di denaro e di energia si celebra la grandezza di una città stanca di essere considerata secondaria e desiderosa, invece, di meritata popolarità.
La Elbphilharmonie di Amburgo, una delle più belle sale da concerto del mondo, è stata inaugurata l’11 gennaio 2017. I lavori di costruzione sono durati dieci anni. Questa corrispondenza è il ricordo della mia visita all’edificio in costruzione.