I più non ritornano
Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43)
CODICE: ART1094
ISBN: 9788892983809
ANNO: 2023
PAGINE: 328
AREA: Letteratura
COLLANA: Opere di Eugenio Corti
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I più non ritornano è il diario dell’odissea del ventunenne tenente d’artiglieria Eugenio Corti, uno dei quattromila italiani (su trentamila) che riuscirono a scampare dalla sacca di Arbusov nella Campagna di Russia. Il libro apparve in Italia nel 1947, e quella di Corti fu, in assoluto, la prima voce a raccontare l’inferno bianco della tragedia dell’Armir. Nella partecipata Introduzione, Luca Doninelli ha sottolineato il cuore della ricerca dell’autore del Cavallo rosso: «I più non ritornano impone al lettore di rintracciare, per prima cosa, i termini della narrabilità degli eventi reali in esso riportati. Leggendolo, vengono in mente l’ultimo Eliot con le sue parole irritanti (“E il Figlio dell’Uomo non fu crocefisso una volta per tutte / il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte, / le vite dei Santi non vennero donate una volta per tutte (…). E se il Tempio dev’essere abbattuto / dobbiamo prima costruire il Tempio”), le immagini del Terzo Segreto di Fatima, e tutto quello che ci piacerebbe dimenticare. Perché a tutti piacerebbe un Comunismo senza Gulag, una Resistenza senza foibe, un’America senza Hiroshima. Ma sarebbe una menzogna, anche se si capisce che evitare la menzogna significa guardare cose che ci farebbero girare d’istinto la testa da un’altra parte. I più non ritornano è pieno di cose che fanno girare la testa dall’altra parte, e Corti non prova nessun piacere sadico nel raccontarcele. Semplicemente, ci istruisce circa una possibilità nuova, quella di guardare l’orrore e raccontarlo, testimoniarlo, senza dover cadere nella disperazione, portando l’intelligenza umana fin sul margine di quell’impossibile speranza da cui scaturisce, finalmente incensurata, tutta la narrazione del mondo».
Eugenio Corti
Eugenio Corti (Besana in Brianza, 1921-2014) con l’epopea del Cavallo rosso ha mostrato che anche la letteratura italiana può vantare il «passo lungo» di un Tolstoj o di un Dostoevskij. Le sue opere di narrativa sono, oltre a Il cavallo rosso, I più non ritornano, Gli ultimi soldati del re, Il Medioevo e altri racconti e i “racconti per immagini” Catone l’antico, La terra dell’indio e L’isola del paradiso. È inoltre autore della tragedia Processo e morte di Stalin. Nel 2015 il volume Io ritornerò ha raccolto la sua corrispondenza dalla Campagna di Russia; nel 2019 Voglio il tuo amore ha radunato l’epistolario con la futura moglie Vanda, che è anche curatrice del volume; nel 2021 Ciascuno è incalzato dalla sua Provvidenza ha raccolto i suoi Diari dal 1940 al 1949. Tutte le opere di Eugenio Corti sono pubblicate dalle Edizioni Ares.
I più non ritornano is the diary of the odyssey of 21-year old artillery lieutenant Eugenio Corti, one of the four thousand Italians (out of thirty thousand) who managed to escape from the Arbusov sack in the Russian Campaign. The book appeared in Italy in 1947, and Corti’s was, by far, the first voice to recount the white hell of the Armir tragedy. In the participatory Introduction, Luca Doninelli emphasised the heart of the author’s research in Red Horse: ‘I più non ritornano’ requires the reader to first trace the terms of the narrability of the actual events reported in it. Reading it, one is reminded of the late Eliot with his irritating words (“And the Son of Man was not crucified once for all / the blood of the martyrs was not shed once for all, / the lives of the saints were not given once for all (…). And if the Temple must be torn down / we must first build the Temple”), the images of the Third Secret of Fatima, and all that we would like to forget. Because we would all love a Communism without Gulags, a Resistance without foibe, an America without Hiroshima. But that would be a lie, even if we understand that avoiding the lie means looking at things that would instinctively make us turn our heads elsewhere. I più non ritornano is full of things that make our heads spin the other way, and Corti takes no sadistic pleasure in telling us about them. He simply instructs us about a new possibility, that of looking at horror and recounting it, bearing witness to it, without having to fall into despair, taking human intelligence to the edge of that impossible hope from which springs, finally incensed, the whole narrative of the world’.