Negli ultimi anni, la guerra tra Russia e Ucraina ha catturato l’attenzione del mondo, non solo per la sua intensità e le sue ripercussioni geopolitiche, ma anche per l’enorme impatto umano e sociale che ha provocato. Il saggio che presentiamo oggi tramite le parole del suo autore Alberto Leoni, storico nome del catalogo Ares, offre una riflessione approfondita sul conflitto da una prospettiva inedita: quella culturale.
Dietro le quinte di La guerra tra Russia e Ucraina di Alberto Leoni
Come le è venuta l’idea di scrivere questo libro?
Ho voluto scrivere questo libro perché penso che le versioni che venivano date sia da parte russa sia da parte occidentale erano inadeguate, erano fortemente inadeguate.
Per quale motivo?
Inadeguate perché dalla parte russa c’era fondamentalmente un ricorso a una contraffazione di quella che è la tradizione russa stessa mentre dalla parte occidentale c’è invece la completa smemoratezza e ignoranza di tutto quello che accade in territorio russo. Io ho avuto la grazia e la fortuna, se si può dir così, di incontrare la Russia e la Russia era già nel mio DNA essendo che io sono sposato con il rito bizantino-slavo, i miei figli sono battezzati con lo stesso rito e le ultime parole del mio padre spirituale, padre Romano Scalfi, sono state: «Amate la Russia nonostante tutto». È proprio ciò che cerca di fare questo libro, di amare la Russia nonostante tutto. Un “nonostante tutto” che è davvero imponente ma anche la Russia è essa stessa un tesoro enorme per cui penso sia il caso di superare le obiezioni, fondate, certo, ma obiezioni che possono essere superate.
Quindi lei si schiera da qualche parte o rimane in posizione neutrale?
Sono schierato fortemente a favore dell’Ucraina; sono schierato dalla parte occidentale ma non con le stesse motivazioni che sento dire da parte degli ordinari responsabili americani o dell’Unione Europea. La loro lettura di questo scontro – che poi riguarda uno scontro epocale tra democrazie e autocrazie, uno scontro molto più vasto – è una lettura povera, assolutamente povera perché manca del concetto di “guerra culturale”.
È ciò che distingue il suo libro da altri libri in commercio sulla stessa tematica?
Assolutamente. I libri attuali che ho letto possono avere delle rappresentazioni più o meno approfondite ma manca una visione culturale di quello che pensa una certa élite russa. Non c’è un’analisi della cultura, è come se non contasse. Invece conta e soprattutto non conta chi siamo noi e che cosa vogliamo. La mancanza di ideale e la povertà che noi ci siamo procurati in questi trent’anni di deserto, questa povertà che noi adesso scontiamo e per cui non riusciamo a porre una linea di pensiero che possa essere antitetica a quella del mondo russo, è ciò che sto cercando di rimediare. In La guerra tra Russia e Ucraina c’è tutto. Ci sono dei libri molto belli sul mondo russo, ma sono solo filosofici o tecnici, di arte militare; benissimo, ma manca il fattore morale, manca il fattore spirituale.
È il fine primo delle sue ricerche…
Sì, non è stata un’operazione cerebrale: è una vita di trent’anni. Io mi sono sposato nel 1989 e ho vissuto sempre guardando alla Russia, imparando dalla Russia, imparando dai tesori e dai personaggi fantastici che ho inserito anche nel libro. Mi ripugnava il fatto che tutto questo potesse essere lasciato da parte e non utilizzato. Non ambisco a una vittoria, ma ad essere più umani. È stata una gran fatica, però non potevo non farla, era necessario farla.
C’è un motivo specifico per cui ha scelto come range temporale gli ultimi trent’anni?
Originariamente il libro aveva tutta una prima parte anche sulla Guerra fredda perché con la fine dell’Unione Sovietica è cominciata un’altra epoca. Però per motivi di spazio ho dovuto lasciare da parte tutto questo pezzo – anche perché se un libro è troppo grosso poi le persone ci si approcciano più difficilmente, e a parte i motivi di spazio, io vorrei che la cosa sia quanto più possibile leggibile e assimilabile e che dia elementi di giudizio, che faccia da filtro rispetto alle news che arrivano da una parte o dall’altra e che possono essere più o meno fake.
Come ha condotto le sue ricerche?
Ho condotto l’operazione di ricerca tramite alcuni libri di testo fondamentali ma, soprattutto, lavorando molto con internet: informazioni sulla NATO, i verbali dei colloqui tra Clinton e Wałęsa e Havel, il memorandum di Budapest, i discorsi di Putin…
Sente il bisogno di trasmettere un messaggio in particolare?
Ho la grande speranza che questa fatica che ho sentito necessaria per me – l’ho fatto perché volevo far conoscere tutto quello che avevo incontrato – possa servire a tanti per farsi le proprie idee, per non cadere. Non voglio che sia una questione di propaganda. Credo che il problema, non solo in questa guerra ma anche nelle altre, sia un ricorso alla violenza, alla guerra come sola igiene del mondo, come generatrice della storia. Abbiamo fatto un passo indietro di un secolo e mi sento male perché vuol dire che tutta l’esperienza è stata buttata nell’indifferenziato.
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Alessia Soldati