Il restyling dei Saggi letterari
Tra le tante buone nuove di questi primi mesi del 2024 – tutte raccontate nei nostri “diari di bordo” sul blog – vi è anche un restyling dei Saggi letterari. Un nuovo progetto grafico che parte con i libri di Pietro Baroni (Lingua mortal non dice) e Carlo Bortolozzo (Con la stessa voce) accumunati dalle opere di Herman Vahramian (1939-2009), un artista profondamente legato alla storia della nostra Casa editrice (con noi ha pubblicato Armen Manoukian).
L’arte di Herman Vahramian
Artista, architetto, intellettuale, editore, una delle voci più interessanti della diaspora armena in Italia e in Europa. L’arte di Herman Vahramian rispetta i suoi ideali ed evolve con il passare del tempo. Dalle creazioni in bianco e nero del periodo giovanile, una sorta di codice di segni identificabile con la scrittura in uso in Armenia, suo paese d’origine, scopre la profusione del colore nel tentativo costante di realizzare una contaminazione feconda tra la cultura occidentale e quella mediorientale. Ne vediamo due esempi nei nostri Saggi letterari: un flusso che ora si gonfia, ora si restringe, e sembra uscire dal riquadro per poi rientrare in modo dirompente, accompagnato da un cerchio spesso colorato nei toni del rosso.
Per conoscere Herman Vahramian
Nasce a Teheran nel 1939 da genitori armeni. Dopo i primi studi di pittura e i corsi di design industriale e di giornalismo, frequentati parallelamente al liceo, nel 1960 si trasferisce in Italia e si iscrive alla facoltà di Architettura dell’Università di Roma, lavorando nel frattempo come ricercatore d’arte mediorientale presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1972. Spostatosi definitivamente a Milano nei primi anni Settanta, s’impegna nella gestione grafica ed editoriale delle pubblicazioni che man mano si vanno preparando a seguito delle diverse missioni in territorio armeno, cui peraltro egli stesso partecipa più volte. Nel 1977 fonda a Milano l’I/COM (Istituto per la ricerca e la diffusione delle culture non-dominanti); nel 1981, a Monaco di Baviera, l’Istituto Musicam, per la diffusione delle musiche non dominanti; ancora a Milano, nel 1985, con Agopik e Setrag Manoukian dà vita alla Oemme Edizioni, che di fatto rappresenta l’ideale continuazione di I/COM e pubblicherà un gran numero di opere dedicate all’immenso e trascurato patrimonio architettonico armeno, oltre agli atti dei seminari I/COM e a raffinati volumi fotografici. Dai primi anni Novanta intensifica l’attività di scrittura giornalistica (principalmente su “Avvenire”) e quella di disegnatore satirico; nel 2002 pubblica con Medusa Superpartes. Il “pensiero nano” al tempo della globalizzazione. Italiano d’adozione, è sempre rimasto tenacemente legato al suo paese d’origine in modo affettivo anche se critico. Una delle sue ultime opere è il toccante Libro per Pietro (Medusa, 2015), una sorta di testamento letterario nel quale il poeta racconta la propria vita – quella di un figlio del popolo armeno nato in Iran e trasferitosi in Italia negli anni Sessanta, una “diaspora” che da eredità storica diventa la condizione esistenziale dell’intellettuale nel mondo globalizzato – al figlio Pietro. Muore a Milano nel 2009.
I primi due saggi letterari
I primi due volumi accumunati dall’arte di Vahramian sono Lingua mortal non dice di Pietro Baroni e Con la stessa voce di Carlo Bortolozzo.
Il primo è un’antologia degli interventi di Pietro Baroni ai “Colloqui fiorentini”, un congresso annuale nel quale sono invitati gli studenti da tutta Italia per riscoprire la bellezza degli autori e delle autrici che hanno fatto la Storia della letteratura italiana. Da Dante a Calvino passando per… scoprilo in questo video!
Il secondo è un itinerario in tre sezioni – poesia, narrativa e critica letteraria – per rileggere e ritrovare le voci dei classici da Leopardi a Foscolo, da Melville a Pavese, da Pasolini a Raboni, riscoprire autori come Marin e Camon, e per rilanciare nella giusta luce critica scrittori più recenti come Cappello, Crico e Di Palmo.
Alessia Soldati