È con grande dolore che la Casa editrice Ares comunica la scomparsa della carissima Vanda dei Conti di Marsciano, vedova di Eugenio Corti.
Vanda si è spenta serenamente questa notte nella sua casa in Besana in Brianza. Era nata a Perugia nel 1927, si era laureata in Lettere all’Università Cattolica di Milano, insegnando poi nella scuola media dal 1963 al 1996.
L’avvenimento decisivo della sua vita fu nel luglio del 1947 quando incontrò, proprio tra le aule universitarie, Eugenio Corti che aveva appena pubblicato I più non ritornano in cui raccontava la sua tragica esperienza al Fronte russo. In innumerevoli occasioni, Corti ricordò che senza la dedizione e il costante incoraggiamento di Vanda non sarebbe mai riuscito a portare a compimento il Cavallo rosso, il suo capolavoro che gli richiese undici anni di lavoro in solitaria.
Nel 2019 Vanda affidò ad Ares Voglio il tuo amore, il lungo e bellissimo carteggio che raccontava passo dopo passo la storia del loro fidanzamento fino al matrimonio che fu celebrato da don Carlo Gnocchi ad Assisi il 23 maggio 1951.
Esprimendo il nostro più sentito cordoglio alla famiglia Corti, vogliamo ricordare la nostra autrice con un estratto dalla splendida lettera che le dedicò Eugenio il 9 dicembre 1993:
Vanda mia,
consentimi di scriverti anzitutto in merito alla tua poesia Andando, che mi ha molto rattristato.
Per due volte parli di te stessa come di una «che non ha dato frutti»: ma non è vero, la realtà non è questa. L’allusione alla mancanza di figli della carne è evidente; anch’io un tempo li desideravo, ma noi due non eravamo chiamati a questo: la nostra unione, nei disegni di Dio, non aveva questo fine; anzi se avessimo avuto dei figli, il disegno che Dio aveva su di noi, non si sarebbe potuto realizzare.
I nostri veri figli sono i nostri libri che non vengono solo da me, ma anche da te. Essi si reggono interamente – come sai – su due colonne: la verità e la bellezza, e senza di te al mio fianco e sotto i miei occhi tutti i giorni, la loro bellezza non ci sarebbe stata, o sarebbe stata enormemente monca, cioè appunto, in conclusione non ci sarebbe stata. Ecco perché Dio ha voluto che noi due, così lontani, ci incontrassimo là sulla scaletta di San Francesco e ci sposassimo. […] Te lo ripeto: senza di te al mio fianco la bellezza che c’è nei miei – nei nostri – libri, non ci sarebbe stata; solo io sono in grado di dire questo, e te lo dico e giuro davanti a Dio.
Perciò la tua vita non è stata qualcosa di spento, ma al contrario, di luminoso: è stata una straordinaria avventura di donna, come a nessuna delle tue ave, che si sono succedute in un millennio, è toccata in sorte. Perché quei libri – anche questo tu lo sai – sono riusciti in pieno, e hanno un valore straordinario. Non tutti sono in grado di capirlo oggi, dato che hanno contro la cultura [= la falsa cultura] dominante. Ma neppure di questo dobbiamo dispiacerci: anzi io prego sempre Dio che – mentre sono in vita – non mi conceda la soddisfazione del grande successo, perché a tale riguardo sono debole, e cederei con facilità alle tentazioni dell’orgoglio. [Così – vedi nel Cavallo a pag. 146 – sono grato al Signore che con la crisi della ditta paterna, mi abbia sottratto al pericolo di farmi un costume della ricchezza.]
Se noi continueremo a cercare il Regno di Dio, tutto ciò che ci occorre, ci sarà dato con sufficiente abbondanza, come è accaduto finora. […]
Mentre stendevo queste righe, avevo a tratti la sensazione di scrivere il mio testamento spirituale.
Con immenso amore
Tuo Eugenio