Armen Manoukian
Materiali per una biografia (1932-1995)
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I grandi complessi industriali e il dettaglo “caldo” di uno spazio domestico, la progettazione per un mobile in serie e la vignetta satirica, lo studio del “colore locale” e l’edificio simbolico… Chi ha conosciuto da vicino l’architetto Manoukian, e sa quanto fosse restio e schivo nei confronti di ogni cerimoniale o celebrazione, resterà forse meravigliato per questa mole di documentazione sul suo lavoro. Ma non è questa la chiave con cui il testo va accostato, perché più lo si percorre più ci si accorge che esso è un’opera dotata di una propria originale autonomia.
Il libro – il cui autore mostra con Manoukian una sintonia intellettuale tale da costruire una sorta di autobiografia in seconda persona – non è un catalogo di opere o, quantomeno, non è solo questo. Assomiglia di più a un collage di oggetti tra loro diseguali, messi assieme per raccontare un tormento, un’irrequietezza e una continua tensione tra il costruire, il “fare”, e la nostalgia di uno spazio aperto, di un tempo immobile sottratto a ogni vincolo del presente. È come se il testo volesse rappresentare questo dualismo: mostrarlo nei suoi artefatti. Quelli più leggeri del disegno in cui il rigore dell’impaginazione coesiste con la vignetta dissacrante da cartone animato. O quelli ben più pesanti delle pietre solitarie di un’Armenia medioevale immerse negli spazi aperti e brulli del paesaggio caucasico che s’intersecano con le periferie milanesi, e l’edilizia istituzionale di una piccola città di provincia. Entrambe metafore del nostro vivere contemporaneo: un vivere frammentato e discontinuo, con passaggi rapidi e repentini tra situazioni diverse e contrastanti.
Vahramian Herman
Nato a Teheran da genitori armeni, Herman Vahramian si era laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1961. Pittore, scultore, grafico, giornalista, organizzatore di eventi, nel 1977 aveva fondato I/Com, Istituto per la ricerca sulle culture non dominanti. Nel 1981 fondò a Monaco di Baviera il Musicam, Istituto per le ricerche sulle musiche non dominanti. Nel 1995 iniziò l’attività di Oemme Edizioni, che contribuì a diffondere in Europa la cultura armena. Nel 2006 era stato premiato dal Ministero iraniano della cultura per l’insieme della sua opera. Nel 1992 le edizioni Tranchida avevano pubblicato il volume Diaspora della mente. Conversazioni con Herman Vahramian, di Ornella Rota, Agopik Manoukian e Andrea Beolchi, e nel 2002 aveva firmato presso Medusa Superpartes. Il “pensiero nano” al tempo della globalizzazione. La sua ultima fatica, portata avanti con tenacia negli ultimi anni negli intervalli che la malattia gli consentiva, è la monografia dedicata ad Armen Manoukian (1932-1995).