Il guanto di crine
Appunti
Invito alla lettura di Giuseppe Y Conte
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Il guanto di crine è il testo chiave di Pierre Reverdy, diamante che riverbera il genio di colui che, nella Parigi degli anni Venti, i triumviri del surrealismo – Breton, Soupault e Aragon – consideravano «il più grande poeta attualmente vivente». Come scrive Giuseppe Yusuf Conte nel suo Invito alla lettura, questo libro – raccolta di appunti sull’arte e sull’anima – «procede per folgorazioni e immagini sorprendenti: il poeta è un forno che brucia la realtà al suo fuoco, un palombaro che scandaglia le profondità dell’essere, un gigante che passa per la cruna di un ago, e un nano che si espande sino a occupare tutto il reale».
Reverdy Pierre
Pierre Reverdy nasce a Narbonne il 13 settembre 1889 in una famiglia di artigiani scultori. Nell’ottobre del 1910 si stabilisce a Montmartre, abitando per un po’ di tempo nel Bateau-Lavoir, foyer del cubismo, prima di sistemarsi in rue Cortot, 12. Tra le sue frequentazioni abituali Max Jacob, Severini, Picasso, Gris, Braque, Matisse, Apollinaire, Léger, Laurens. Dopo essersi impegnato per la dichiarazione di guerra, quattro mesi più tardi Reverdy viene riformato e torna a Parigi dove riprende a lavorare come correttore nei giornali. Nel 1915 pubblica il suo primo libro, Poèmes en prose, e nel 1917 fonda la rivista “Nord-Sud”, dove pubblica gli amici Apollinaire e Max Jacob e presto accoglie i giovani che avrebbero creato il surrealismo. Nel 1921 inizia un cammino verso la fede – da cui si allontanerà pochi anni dopo – e nel 1926 lascia definitivamente Parigi per stabilirsi con la moglie nei pressi dell’abbazia di Solesmes. Qui muore il 17 giugno 1960.