La preghiera & le virtù in san Tommaso d’Aquino
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Questo libro, che fu di grande aiuto in un momento di confusione dottrinale e spirituale, conserva in larga parte la sua attualità, perché attinge alla salda riflessione di Tommaso d’Aquino, del quale Massoulié (1632-1706) contribuì non poco a recuperare quel misticismo che, come osserva il curatore Carlo Bonfanti nella Presentazione, fu «spesso trascurato da molti commentatori che ne esaltavano soltanto l’immensa valenza intellettuale, contribuendo a diffondere l’immagine di un san Tommaso freddo ragionatore» e che invece «ogni volta che si apprestava a insegnare, scrivere o dettare, ricorreva innanzitutto all’orazione».
Massoulié Antonin
Il domenicano Antonin Massoulié (1632-1706) visse in una Francia agitata da importanti tensioni religiose che in qualche maniera coinvolgevano l’orbe cristiano. Sotto Luigi XIV si pose la questione del gallicanismo sul grado di autonomia della Chiesa in Francia. Con questo s’intrecciavano le dottrine eterodosse del giansenismo e del quietismo. Fu in quei frangenti che padre Antonin, forte della fiducia dei suoi superiori, fu inviato a Roma, dove ricoprì vari incarichi all’interno dell’ordine. Difese con zelo la causa tomista come soluzione a quei problemi e come via per attuare nella vita personale una sintesi autenticamente domenicana fra preghiera e scienza.
Direttamente coinvolto nel dibattito teologico sul quietismo, nel 1692 pubblicò la sua opera fondamentale, in due tomi, Divus Thomas sui interpres de divina motione et libertate creata. E nel 1697 papa Innocenzo XII lo chiamò a far parte della commissione straordinaria incaricata di esaminare le Maximes di Fénelon.