Il 2 settembre 2023 ricorrono i 50 anni dalla morte di John R.R. Tolkien (1892 – 1973), padre della Terra di Mezzo e autore di capisaldi della letteratura fantasy come il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. L’eredità del professore di Oxford è profonda nella letteratura, nel cinema, nella musica. Il presente quaderno – curato da Marina Lenti – offre un quadro dell’opera e della narrativa di Tolkien e ne esplora alcuni aspetti, come la genesi e le trasposizioni cinematografiche. Bruno Bacelli, a p. 15, indaga la lunga genesi del Signore degli Anelli. A p. 18, Mauro Toninelli analizza l’epistolario tra Tolkien e l’editore inglese Allen & Unwin. Marina Lenti, a p. 26, esplora l’aspra battaglia legale tra Bompiani, editore del Signore degli Anelli, e la prima traduttrice, Vittoria Alliata. A p. 29, Giuseppe Cozzolino ripercorre la straordinaria trilogia cinematografica di Peter Jackson. In apertura, Paolo Gulisano offre una breve biografia dello scrittore.

John Ronald Reuel Tolkien da giovane

John Ronald Reuel Tolkien, l’autore della più importante opera epica del ’900, ebbe una vita che non fu esattamente quella di un avventuriero o di un redivivo cavaliere medievale. Fu un insegnante universitario, un marito, un padre di quattro figli e poi un nonno.

Nell’ambito della sua attività presso l’Università di Oxford ricoprì ruoli importanti, diede un ottimo contributo agli studi linguistici, ma non divenne mai famoso in questo ambito. Era un uomo discreto, educato, ben inserito nell’ambiente culturale di Oxford. Non gli veniva riscontrato nulla di eccentrico o di fuori luogo, con due uniche eccezioni: anzitutto era un cattolico, e quindi apparteneva a una piccola minoranza che in Inghilterra aveva conosciuto quasi tre secoli di persecuzioni. Inoltre, aveva quel suo curioso “vizio segreto”: scriveva storie fantastiche, dove i personaggi parlano lingue inventate da lui, come l’elfico, e dove lo scenario e il tempo in cui le sue avventure sono ambientate è molto diverso dalla geografia che conosciamo e dalle ere che ci sono note.

Tolkien aveva stupito i suoi colleghi – ma non i suoi amici più cari, che conoscevano e ammiravano queste narrazioni – dapprima nel 1937, con la pubblicazione della sua prima opera, Lo Hobbit, e poi, tra il 1954 e il 1955, con il suo capolavoro Il Signore degli Anelli, che conobbe uno straordinario successo mondiale, facendo di lui l’Omero cristiano del XX secolo.

Un’infanzia difficile

La storia del creatore della Terra di Mezzo inizia però molto lontano dalla sua cara Inghilterra: John Ronald nasce a Bloemfontein, il 3 gennaio 1892, figlio di Mabel Suffield e Arthur Reuel Tolkien, inglesi trapiantati in Sudafrica per motivi di lavoro. Tre anni dopo, Mabel lascia Bloemfontein e ritorna a Birmingham, in Inghilterra, con i suoi due figli, John e il secondogenito Hilary. Arthur Tolkien resta in Sudafrica con l’intento di ricongiungersi alla propria famiglia appena possibile, ma pochi mesi dopo muore a Bloemfontein, a causa delle conseguenze di febbri reumatiche.

Le difficoltà economiche della giovane vedova vengono ulteriormente peggiorate dalla decisione, avvenuta nel 1900, di diventare cattolica. Mabel era rimasta profondamente toccata dalla vita, dalle opere e dall’esempio di John Henry Newman, un convertito a sua volta, un grande teologo che aveva lasciato il segno nell’Inghilterra di fine ’800 e la cui santità di vita è stata recentemente riconosciuta con la sua canonizzazione. Mabel Tolkien è accolta nella Chiesa Cattolica, suscitando la collera e l’opposizione dei parenti protestanti, che le rifiutano ogni tipo di aiuto e di sostegno.

Mabel si sposta con i figli da Birmingham al piccolo villaggio di Sarehole Mill, che fornì all’immaginario del piccolo John lo spunto per inventare, anni dopo, la Contea degli Hobbit. Ma nel 1904, a soli trentaquattro anni, Mabel Tolkien muore in seguito al diabete da cui era affetta e che non aveva potuto adeguatamente curare a causa della mancanza di mezzi economici e della durezza settaria dei suoi parenti. John la considerò sempre una martire della Fede, e vide in lei un esempio del tipo di eroismo che reputò sempre il più alto e nobile: quello del sacrificio, che ritroveremo nei protagonisti del Signore degli Anelli.

Prima di morire, Mabel aveva affidato i figli a un tutore, padre Francis Xavier Morgan, un sacerdote del Birmingham Oratory. Sotto la sua vigile guida, Tolkien realizza il sogno che sua madre aveva avuto per lui: mette a frutto la sua intelligenza e completa gli studi superiori alla King Edwards School, e successivamente si laurea a Oxford, che diventa la sua Alma Mater, in Lingua e Letteratura Inglese.

L’amicizia in trincea

Gli anni del liceo vedono la nascita di profonde amicizie, il cosiddetto T.C.B.S., Tea Club and Barrovian Society. Sono i “favolosi quattro”, amici per la pelle: Geoffrey Bache Smith, Christopher Wiseman e Robert Gilson. Un legame che verrà spezzato solo dalla Grande Guerra. Gli orrori di quest’ultima inghiottiranno anche Tolkien. Nel giugno 1916 viene assegnato ai Fucilieri del Lancashire e inviato in Francia, dove partecipa ad alcune azioni nella Somme col grado di secondo Luogotenente. Ritornerà in Inghilterra sofferente di febbre delle trincee.

Poco prima di partire, John aveva coronato il suo lungo e difficile sogno d’amore. Mentre era ancora adolescente, ai tempi del liceo, aveva incontrato una ragazza anch’essa orfana, come lui ferita dalla vita. Si erano dati aiuto reciproco e quell’amore di cui avevano bisogno. John aveva dovuto attendere la laurea per poter chiedere in sposa Edith Mary Bratt, ma lo scoppio della maledetta guerra li aveva allontanati. Tuttavia, Tolkien riuscirà a sopravvivere a quel mostruoso conflitto e a iniziare la sua famiglia con Edith, una famiglia benedetta da quattro figli: John Francis, che diverrà sacerdote; Michael, che diventerà insegnante e poi preside di una scuola cattolica; Christopher, che sarà il custode amorevole dell’eredità letteraria paterna e infine Priscilla Mary Anne, che svolgerà la professione di assistente sociale e poi diverrà anch’essa collaboratrice del padre.

Oxford, Lewis e Lo Hobbit

Dopo essere stato alcuni anni Professor of English Language alla Leeds University, nel 1925 Tolkien torna a Oxford, dove ottiene la cattedra per l’insegnamento della lingua anglo-sassone. Nel 1926 Tolkien incontra per la prima volta C.S. Lewis e tra i due nasce una lunga amicizia. Nel 1936 John completa Lo Hobbit, che verrà pubblicato l’anno seguente. L’enorme successo di critica e di pubblico spingerà il suo editore a chiedere di scrivere un sequel. Tolkien gli risponde che aveva in mente un progetto ben più ambizioso. Comincia così a lavorare a quello che sarebbe diventato Il Signore degli Anelli, che tuttavia non sarebbe stato pubblicato fino al 1954. Anche qui, ci metterà lo zampino una nuova guerra.

Pochi anni dopo, nel 1959, Tolkien si ritira dall’insegnamento universitario a Oxford. Gli anni ’60 sono quelli della nascita del mito del Signore degli Anelli, che diventa ben più che un best seller mondiale, addirittura un cult book. La storia di Frodo, Gandalf e Aragorn e della loro lotta contro l’Oscuro Signore diventa un vero e proprio “manuale di sopravvivenza” per milioni di lettori, che in questo libro ritrovano preziosi valori, ormai perduti nello scenario narrativo. Tolkien assiste, con un certo stupore, alla nascita di quello che definiva, sorridendo, “il mio deplorevole culto”. Sono anni in cui il professore pubblica anche diverse opere “minori”: Le Avventure di Tom Bombadil, Foglia di Niggle, Il fabbro di Wootton Major.

Non riuscirà mai, però, a dare una veste editoriale al Silmarillion, il suo legendarium, la materia primordiale da cui erano state tratte le storie degli Elfi, dei Nani, degli Uomini. Ci penserà il figlio Christopher pochi anni dopo la morte, avvenuta il 2 settembre del 1973. Lo scrittore aveva perso poco prima l’amata Edith, assieme alla quale verrà sepolto nel cimitero di Oxford. Una lapide ricorda John Ronald Tolkien, “Beren”, e Edith Bratt Tolkien, “Lúthien”, i nomi dei due eroi più belli e significativi del Silmarillion.