Via Prinsengracht (“Canale del Principe”), Amsterdam. Tra gli edifici alti e stretti che sorgono dai canali, ce n’è uno con la porta verde varcata ogni anno da milioni e milioni di persone. È la casa di Anna Frank (1929-1945), dagli anni Sessanta una casa-museo che continua ancora oggi a essere viva, vissuta e ricordata ogni giorno, soprattutto, nel Giorno della Memoria il 27 gennaio. Anche chi non l’ha mai visitata, può viaggiare oltre i confini e tra le maglie del passato grazie alle pagine della Vecchia casa sul canale (albo illustrato, cartonato, pp. 56, € 20,00). Si possono sentire l’odore dell’acqua stagnante dei canali, il profumo del legno, i rumori della città, la bellezza di una casa che fu costruita quasi quattrocento anni fa.
Essa ha ospitato famiglie facoltose e persone umili, è stata anche un magazzino e addirittura una stalla, nonché nascondiglio durante la Seconda guerra mondiale per gli ebrei che scappavano dai nazisti, tra cui la famiglia Frank che, fuggita dalla Germania, trovò proprio qui rifugio per due anni (1942-1944). Il padre Otto Frank, commerciante di spezie e prodotti alimentari, predispose al pian terreno della casa il suo magazzino. Al piano superiore, tra gli scaffali dell’ufficio, un armadio-libreria scorrevole dava accesso al nascondiglio segreto della mamma Edith, delle figlie Margot e Anna e di un’altra famiglia ebrea.
L’importanza di fare memoria
Questa storia narrata con semplicità e intensità (“poche e buone parole”) dal britannico Thomas Harding è illustrata da Britta Teckentrup e tradotta da Sante Bandirali, uno dei fondatori della casa editrice Uovonero. Tutti autori pluripremiati nel mondo della letteratura per bambini e ragazzi. Una garanzia, quindi, con il bollino di qualità per far avvicinare anche i lettori più piccoli alla grande Storia.
Nell’albo illustrato il testo e le tavole poetiche, espressive, ricche di dettagli e allo stesso tempo di profondità, si fondono e completano andando a creare un vero e proprio “film storico e narrativo”: nel nascondiglio ci sono delle scale ripide che portano alla mansarda e siamo lì con i protagonisti, al buio, talvolta al freddo, cercando di non far rumore per non destare sospetti e aspettando qualcuno che porti del cibo caldo. «A volte la porta verde dell’ingresso era aperta, a volte restava chiusa perché faceva troppo freddo», e le persone si chiudevano dentro, con la speranza di salvarsi dai rastrellamenti. C’è una cosa, però, che quelle mura hanno protetto e salvato: il famoso diario scritto da Anna a soli tredici anni che lei stessa aveva intitolato “Il ripostiglio segreto”.
Le due sorelle Anna e Margot, scoperte e catturate, morirono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nel 1945. È stato il padre a ritrovare il Diario, a leggerlo e curarne la trascrizione unendo al corpo principale del testo anche altri fogli volanti scritti dalla figlia. Fu pubblicato per la prima volta nel 1947. E da allora, consegnato al patrimonio mondiale. Al civico 263 sembra che ancora niente si sia fermato. Oggi la Casa, oltre a essere un museo, ospita un centro educativo e la Fondazione Anna Frank. Sulla porta, come ci suggerisce un’immagine del libro, sono ritratti lei e il padre che ci guardano con un sorriso.