«Ma qual è dunque la Toscana vera? Qual è il suo centro, il suo cuore? Di che natura è la sua bellezza?»[1].
È la domanda che ci accompagna tra le pagine di Dio abita in Toscana. Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale (Rizzoli 2024, pp. 416, € 19), recente libro di Antonio Socci, scrittore, giornalista e saggista. Per noi lombardi, che da Siena e Firenze passiamo sporadicamente, attraversando a passo svelto le piazze principali, la bellezza di questa terra è immediata, ma, in fondo, sconosciuta. Come lo stesso autore sottolinea sono proprio queste piazze a essere sfondo di selfie frettolosi, così come le campagne adibite a set pubblicitari, il tutto per trasformare questa regione in una cartolina da appendere sul frigorifero al rientro dalle vacanze.
La mera commercializzazione di nature e siti architettonici mozzafiato è sicuramente un tasto dolente per uno scrittore che nasce, cresce e scrive in Toscana – precisamente in provincia di Siena, alle porte del Chianti – ma non si tratta solo di questo. Socci ci parla di una bellezza che non è solo materiale, ma spirituale: i paesaggi liberi e autentici di queste terre si intrecciano con la ricerca dello sguardo di Dio: «Tutto in questa terra toscana è un inno a Cristo, tutto parla di Lui, la storia, i capolavori, i muri delle città»[2].
Storia e spiritualità
Così come il popolo toscano non può scindere la propria storia da una forte spiritualità, nemmeno noi lettori, qualunque sia la nostra origine o il nostro credo, dobbiamo privarci della meraviglia che sgorga da questo rapporto inscindibile: «Questo popolo ha avuto una missione (…) Glielo suggeriscono le pietre stesse di cui è custode, i palazzi, le chiese, le pale d’altare, la sua campagna»[3]. Sono le prime pagine a introdurci al legame tra cielo e terra, quella rigogliosa e assolata delle campagne toscane, d’altronde anche Malaparte scriveva: «In nessun luogo, dirò, il cielo è così vicino alla terra come in Toscana»[4].
Vite di santi si uniscono in questo lembo d’Italia, arte e storia si intrecciano e ci parlano non di una singola opera d’arte ma «una singolarissima opera d’arte – fatta di innumerevoli capolavori – che abbraccia un’intera regione italiana»[5].
Inizia così il lungo viaggio che, partendo da Roma e arrivando alla bella Firenze, ci porta alla scoperta delle strade che prima di noi sono state solcate da un popolo teso verso l’alto (o l’altissimo). Presi per mano, veniamo trasportati all’interno della storia e non solo, all’interno dei luoghi dove questa storia ha preso vita, con una precisione e un coinvolgimento tale che pare di essere davvero lì, camminando tra le opere di cui leggiamo, passo a passo.
Scopriamo così la densità di «unica storia, un’unica opera d’arte»[6] attraverso una prosa colma di amore per la propria terra. Entrare in questo romanzo è come entrare in Toscana e «Entrare in Toscana è come ricordare una promessa che (non si sa bene chi, quando e dove) qualcuno ci ha fatto»[7]. Non resta che partire.
Note
[1] Antonio Socci, Dio abita in Toscana, Milano, Rizzoli 2024, p.13
[2] ivi, p.31
[3] ivi, p.59
[4] Curzio Malaparte, Maledetti Toscani
[5] A. Socci, Dio abita in Toscana, p. 59
[6] ivi, p. 133
[7] ivi, p. 135