Completate la seguente frase: «È una verità universalmente riconosciuta…», «che uno scapolo in possesso di un buon patrimonio debba necessariamente cercare una moglie», direte voi, che avrete certo riconosciuto l’arcinoto incipit di Orgoglio e pregiudizio.

E invece no! La frase completa suona, invece, così: «È una verità universalmente riconosciuta che il conte fosse un seduttore incallito. Ci poteva fare poco. Era un uomo dagli enormi appetiti».

Genere rosa spopola

Vi suona strano? Per forza! Questo è l’inizio di Conte indecente, scandaloso e un po’ proibito, l’ultimo romanzo di Madame Margot, scrittrice di romanzi sentimentali (romance, come si direbbe oggi) che, però, quasi nessuno legge. Ci troviamo, infatti, nelle prime pagine di Lady Pride and Mister Prejudice, di Bianca Marconero (Giunti, pp. 556, € 16,90), divertentissimo retelling del capolavoro di Jane Austen, aggiornato alla contemporaneità, a dimostrazione che le dinamiche che la grande scrittrice inglese ha raccontato sono eterne e sempre valide, oltre che l’amore vince sempre, perché, diciamolo, almeno nei romanzi il lieto fine è d’obbligo e noi lettori – non solo lettrici sognanti e sospirose – lo pretendiamo.

Copertina di lady pride e mister prejudice di Bianca Marconero

Copertina di Lady pride e mister prejudice di Bianca Marconero

Una trama al rovescio

Bianca Marconero, una delle scrittrici più lette e amate della narrativa rosa italiana,  nel romanzo si diverte, però, a mescolare le carte, per prima cosa invertendo i ruoli della coppia di protagonisti e dei personaggi di contorno: e così, come si intuisce già dal titolo, non troviamo un Darcy, ma una Darcy, orgogliosa e apparentemente fredda e scostante, come vuole lo statuto del personaggio; mentre, in luogo di Elizabeth, abbiamo William, uno dei cinque fratelli Bennett, figli di una madre tanto affascinante quanto scombinata, che firma appunto i suoi romanzi di dubbio gusto con lo pseudonimo di Lady Margot.

Romanzi, che, tuttavia, per quanto non siano esattamente best seller, rappresentano la lettura prediletta di Charlie Lucas, collega di William nel grande studio legale dove il giovane Bennett, dopo una laurea di primo ciclo in Letteratura, lavora da qualche anno (e sì, in Inghilterra le professioni forensi possono essere svolte, previo esame di abilitazione, anche dai laureati in lettere).

La prima pagina di Lady Pride and Mister Prejudice li vede in treno, diretti, per una breve vacanza, in campagna, alla casa dei Bennett a Netherfiled. In treno, Charlie declama una pagina particolarmente piccante del romanzo di Lady Margot, che scopriremo poco dopo, è la madre di William, una eccentrica, bellissima donna dagli occhi verde smeraldo e dalla chioma leonina e ramata, innamorata dell’amore, anche se la sua vita sentimentale non è stata particolarmente felice: abbandonata dal marito mentre era in attesa del secondogenito Will, ha avuto altri tre figli, il primo frutto di un fuggevole incontro di una notte, e una coppia di gemelli nati dalla relazione con un disgraziato e fedifrago che aveva cercato di speculare sulle abilità di scrittrice della donna, tacendole però di essere già sposato con figli.

Letteratura e speranza

È dunque se non normale, certo comprensibilissimo, che William sia stato una sorta di vice-padre per i suoi fratelli minori, ma che abbia, allo stesso tempo, maturato un radicale scetticismo sulla possibilità di vivere nella realtà un amore felice e appagante:

«Il lieto fine è un’invenzione. L’amore è una sbronza collettiva che da secoli la narrativa romantica contribuisce a perpetuare. Ma, secondo me, andrebbe classificata come una sottocategoria della letteratura fantasy. Perché i libri sono una faccenda seria» (p. 13).

E sono inserti e interventi come questo che ci danno la misura di quanto Bianca Marconero sia un’autrice che si può definire postmoderna: il suo rimescolare le carte rispetto al referente di Jane Austen, non riguarda solo elementi relativi all’identità dei personaggi (fermo restando i punti salienti del plot), ma si sostanzia anche in una serie di interventi metaletterari – o romanzeschi – attraverso i quali i personaggi – ci presentano la loro visione della letteratura, e una serie di giudizi, affilatissimi, cinici, divertenti, sul genere della narrativa d’amore.

Senza contare che il protagonista maschile è un grande appassionato di letteratura, che è diventato avvocato “per dare un contributo attivo alla società” – e infatti il suo studio è celebre per il numero di cause sostenute pro bono – ma ha una laurea in letteratura inglese e il suo cuore batte anche per la grande letteratura francese.

William Bennett e Eloise Darcy

Lettore dai gusti severi, Will crede con tutto sè stesso nelle storie, «ma devono essere buone: è per questo che, con le brutte, non [è] indulgente». E fra le brutte storie, ahinoi, c’è anche la Saga dei Lessex, torrenziale prodotto della creatività materna. Pertanto, se Will è un lettore accanito, ecco che Eloisa Darcy (il cui nome di battesimo è letterario quant’altri mai, e allude a una delle più grandi, e questa volta infelici, storie d’amore di tutti i tempi) è la ricchissima azionista di maggioranza di una storica e seriosissima casa editrice: una ragazza giovane e severa, che ha rifilato a William, quando entrambi erano quattordicenni, una sonora delusione, rifiutando di esibirsi con un lui in un numero di danza nel corso di una festa cittadina.

Da allora, sono passati dodici anni: ed ecco che Eloisa, insieme con l’amica Chantal Bingley, e il fratello di lei, il boriosissimo Gerard, uomo d’affari milionario, la cui antipatia è enorme quanto il conto in banca, torna a Netherfield per soggiornare per qualche tempo in campagna. Il lettore seguirà quindi con divertimento le trovate con cui Marconero varia con consumata abilità la trama del capolavoro di Jane Austen, talvolta per rovesciamento (il subdolo Wickham è qui una affascinante ragazza, Jasmine, che si presenta, esattamente come in Orgoglio e Pregiudizio, quale vittima di Darcy); talvolta aggiornando gli eventi ai tempi: il reggimento che tanto sconvolge la vita del tranquillo villaggio in Orgoglio e pregiudizio diventa qui un reggimento… di attori, dato che in quell’angolo di campagna inglese sbarca una troupe per girare una fiction.

Jane Austen continua a essere attuale

E così, sempre strizzando l’occhio ai topoi del genere romance (dal ballo, ancorché su un set, alla luce che salta nei momenti meno opportuni, anche se in un cassetto c’è sempre una provvidenziale candela, sino agli incontri interrotti e agli equivoci apparentemente irreparabili), il racconto prosegue lungo il sentiero tracciato da Jane Austen: Eloisa e William, benché razionalmente non facciano che trovare motivi per dichiararsi tutta la loro reciproca insofferenza e antipatia, sono quel che si dice due anime gemelle; senza contare che il fatto che William sia un lettore appassionato e competente avrà conseguenze molto importanti, e positive, per il lavoro di Eloisa.

Con qualche situazione audace (in fondo, anche questa prevista nel genere romance), il gioco metaletterario sottile e divertente – perché questo è soprattutto Lady Pride & Mister Prejudice, vede trionfare come d’obbligo il lieto fine: e anche lo scafato e sofisticato lettore postmoderno non può non essere soddisfatto, questa volta, dal più classico degli epiloghi.