Alla fine del 46° viaggio apostolico internazionale in Lussemburgo e Belgio (26-29 settembre 2024) Papa Francesco si è recato sulla tomba di Re Baldovino (1930-1993) elogiandone il coraggio per aver scelto nel 1990 di «lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida». Per la pubblica testimonianza in favore della vita il Pontefice ha auspicato che la causa di beatificazione del sovrano proceda. Gli anni del regno di Baldovino, oltretutto, hanno visto il Belgio decisamente proiettato verso una integrazione europea fondata sui veri valori e le radici cristiane.
«Ogni volta che le persone s’impegnano
a vivere il Vangelo come Gesù ci insegna
tutto comincia a cambiare,
ogni aggressività, ogni paura e tristezza
lasciano il posto alla pace»
(Re Baldovino I del Belgio)
Alla presenza di quarantamila fedeli papa Francesco ha concluso il 29 settembre scorso il suo 46° viaggio internazionale in Belgio celebrando la Messa nello stadio “Re Baldovino” di Bruxelles.
Il giorno prima il Santo Padre si era recato “fuori programma”[1] nella Chiesa di Nostra Signora di Laeken e, accolto dagli attuali sovrani Filippo del Belgio e Mathilde d’Udekem d’Acoz, si è fermato davanti alla tomba di Re Baldovino (1930-1993) in preghiera. Come riporta la Sala Stampa Vaticana, Bergoglio ha elogiato davanti ai presenti «il coraggio di Baldovino quando scelse di “lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida”. Infine, il Papa ha esortato i belgi a guardare a lui in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali, auspicando che proceda la sua causa di beatificazione»[2].
Giovanni Paolo II e Baldovino
Non è la prima volta che un Pontefice onora pubblicamente questa figura dimenticata nella storiografia europea. Durante la sua seconda visita in Belgio Giovanni Paolo II rese solennemente grazie a Dio «per il Re Baldovino difensore dei diritti di Dio e dell’uomo» in occasione della recita del Regina Coeli del 4 giugno 1995. Papa Wojtyla, nella stessa occasione, pregò la Vergine Maria ringraziando:
Per il Re Baldovino, per la sua fede incrollabile e per l’esempio di vita che ha lasciato ai suoi concittadini e a tutta l’Europa. Ti ringraziamo per la forza che ha dimostrato nella difesa dei diritti di Dio e dei diritti dell’uomo, e in particolare del diritto alla vita del nascituro. Ho avuto la gioia di conoscere la profondità dello spirito di Re Baldovino, la sua eccezionale e ardente pietà cristocentrica e insieme mariana. Come non ringraziare lo Spirito Santo per ciò che ha compiuto nell’anima del Re defunto? Che grande esempio ci ha lasciato! Che grande esempio ha lasciato ai suoi concittadini!
Il 31 luglio 2003, nel decimo anniversario della scomparsa del sovrano, lo stesso Pontefice è voluto ritornare sulla luminosa figura di Baldovino rievocandone in un messaggio alla nazione l’alta figura «umana, morale e spirituale». Il Papa santo, inoltre, ne ha additato la «vita di servizio, radicata in una profonda relazione con Dio e fondata sui valori essenziali», così incoraggiando il popolo belga a «seguire le sue tracce per edificare una società sempre più giusta e fraterna, nel rispetto della dignità delle persone».
Cosa ha detto Papa Francesco del re dei Belgi?
Nella conferenza stampa tenuta come al solito in aereo dopo la fine del viaggio internazionale, papa Francesco ha dato una risposta molto significativa a un giornalista che gli chiedeva di commentare la vasta eco che le sue parole su re Baldovino avevano ricevuto tanto in Belgio quanto nell’intero Occidente. Comprendendo bene l’intento della domanda, più focalizzata sull’aborto che sulla figura di Baldovino, il Pontefice non ha mancato anche in questo caso di rispondere in modo molto diretto e chiaro:
Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi… Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita.
Com’è stato giustamente notato, quella del 3 aprile 1990 fu per re Baldovino una decisione dettata da un caso speciale di obiezione di coscienza. «È normale che io sia l’unico cittadino belga costretto ad agire contro la sua coscienza in una questione così importante? – dichiarò in quelle drammatiche ore alla vigilia dell’abdicazione – La libertà di coscienza vale per tutti, tranne che per il re?».
Per non “interferire” nel processo democratico[3], però, Baldovino si auto-definì «non più in grado di regnare, con una lettera inviata al Parlamento, che dopo la firma della legge lo restaurò come legittimo regnante»[4]. La sua abdicazione, comunque, non fu solo il risultato di pubblica testimonianza di fede cattolica, ma anche espressione di fortezza nel rifiuto di violare come uomo il precetto di diritto naturale Non uccidere. Nel dicembre del 1989 scrisse: «Mi sono imbarcato solo, con la mia coscienza e Dio»[5].
Biografia
Baldovino del Belgio, nome completo Baudouin Albert Charles Léopold Axel Marie Gustave, nel 1990 abdicò in effetti per soli 3 giorni, dal 3 al 5 aprile, ricorrendo ad una prerogativa costituzionale pensata per altre circostanze, ma funzionale in quel frangente per non firmare la legge sulla legalizzazione dell’aborto fatta approvare dai socialisti e dai principali esponenti del partito liberale con l’opposizione dei Cristiano-Democratici e dei Fiamminghi allora al Governo.
Era divenuto quinto re del Belgio quarant’anni prima, il 16 luglio 1951 all’età di 21 anni, a seguito di una crisi politica finita con l’abdicazione di suo padre Leopoldo III (1901-1983). Ritornato sul trono dopo l’abdicazione per espressa volontà del Parlamento, Baldovino regnò fino alla sua morte prematura, avvenuta per un attacco cardiaco il 31 luglio 1993, all’età di 63 anni.
Baldovino verso gli Altari
Baldovino ebbe un’importante influenza sui governi che si susseguirono durante i suoi quarantadue anni di regno. Il Belgio si trasformò in uno Stato federale. Egli difese l’unità del Paese, ma non poté impedire l’approvazione della legge di legalizzazione dell’aborto approvata dal Parlamento, esponendo le sue ragioni in una lettera all’allora primo ministro Wilfried Martens.
Fu così che il Parlamento, applicando una discutibile interpretazione dell’articolo 93 della Costituzione (art. 82 secondo la vecchia numerazione), prese atto di una temporanea “impossibilità di regnare” di Baldovino e promulgò, in vece del re, il provvedimento in data 3 aprile.
A motivo della sua pubblica testimonianza di Fede e in favore della vita umana innocente, il Pontefice ha preannunciato, in occasione dell’Angelus al termine della Messa nello Stadio “Re Baldovino”: «Al mio rientro a Roma avvierò il processo di beatificazione di Re Baldovino: che il suo esempio di uomo di fede illumini i governanti. Chiedo che i Vescovi belgi si impegnino per portare avanti questa causa»[6].
L’eredità del re dei Belgi per l’Europa di domani sarebbe in effetti importante. Non dimenticando il lavoro di questa straordinaria figura in favore della promozione dei più umili e per la pace nel mondo, per l’unità della famiglia contro “libero amore”, divorzio e aborto e, infine, per l’unità dell’Europa, fondata però non sulla finanza o sul potere bensì sulle comuni radici cristiane e le diverse identità nazionali e locali. Unita nella diversità, insomma, come recita il (non troppo rispettato a dire il vero) motto dell’Unione Europea.
Note
[1] Cfr Andrea Monda, Tuttavia la misericordia, in “L’Osservatore Romano”, 1° ottobre 2024, p. 1.
[2] In preghiera davanti alla tomba di re Baldovino, in “L’Osservatore Romano”, 28 settembre 2024, p. 5
[3] Ricordiamo che il Belgio è una monarchia parlamentare nella quale il re non può esprimere pubblicamente le sue opinioni senza l’approvazione del Parlamento.
[4] Tommaso Cardinale, Papa Francesco su re Baldovino che rinunciò alla Corona contro l’aborto, in “Documentazione.info”, 30 settembre 2024.
[5] Cit. in card. Léon-Joseph Suenens, Re Baldovino. Una vita che ci parla, Sei, Torino 1995, p. 69.