Siccità – regia di Paolo Virzì; con Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Elena Lietti, Tommaso Ragno, Claudia Pandolfi; 124’, Italia 2022.
In un 2022 propositivo e prolifico per il cinema italiano, capace di regalare numerose opere di spessore e qualità, uno dei titoli che si è maggiormente distinto, dal punto di vista artistico e produttivo, è indubbiamente Siccità: il nuovo film del maestro Paolo Virzì, presentato fuori concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia e recentemente uscito sulle piattaforme streaming/on demand di Prime Video e Sky Cinema.
Dopo il discreto Notti magiche (2018) e la firma delle sceneggiature dei non entusiasmanti Vivere (Francesca Archibugi, 2019) e Tolo tolo (Luca Medici, 2020), il cineasta livornese è tornato dietro la macchina da presa con un’opera mastodontica, degna di una carriera, ormai trentennale, che lo ha visto vincere sette David di Donatello e consacrarsi, nella doppia veste di sceneggiatore-regista, come uno dei più validi e raffinati punti di riferimento della nuova commedia all’italiana.
Con implacabile brutalità e un acuto senso della realtà, il regista classe 1964, segnato dall’esperienza della pandemia, mette in scena uno straordinario racconto agrodolce, smorzato solo in alcune scene dal geniale e velato umorismo “virziniano”, che fotografa e mette in luce le piaghe della società contemporanea attraverso l’immaginario distopico – eppure così attuale e tangibile – di una Roma devastata da un’interminabile siccità, che riduce al minimo le risorse d’acqua e diffonde malattie tropicali, e da sanguinose rivolte contro istituzioni fragili e inadeguate che si nascondono dietro una linea autoritaria.
In questo arido e desolato scenario post-apocalittico, si intrecciano, attraverso uno stile narrativo che ricorda Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson, le vicende di una serie di protagonisti, diversi per età, etnia, professione e classe sociale, ma tutti, allo stesso modo, vittime della cultura dell’apparenza, del moralismo e dell’individualismo e accomunati dal disagio, l’angoscia e la frustrazione che la crisi idrica ha soltanto aiutato a emergere nei cittadini. La società del progresso incondizionato, messa in seria difficoltà dalle ripercussioni ambientali, sembra di fatto aver perso ogni certezza ed è costretta a ripartire da un nuovo anno “zero”, come mostra una meravigliosa scena del film in cui un uomo e una donna incinta, in sella ad un asinello, attraversano l’ormai deserto Tevere, folgorante riferimento biblico al viaggio di Giuseppe e Maria verso Betlemme.
Paolo Virzì si conferma ancora una volta uno degli autori di commedia più brillanti del panorama italiano, orchestrando con successo un’opera destinata, a giudicare dalla tematica e dalle critiche condizioni climatiche del nostro pianeta, ad acquisire sempre più importanza con il passare degli anni. Solida e notevole la sceneggiatura – firmata anche da Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e Paolo Giordano – che partendo dall’introduzione di story-line indipendenti, complica e intensifica la narrazione, che il grande montaggio di Jacopo Quadri contribuisce a rendere serrata e fluida, rivelando una serie di intriganti, e mai forzati, legami tra i ben caratterizzati personaggi della pellicola.
All’importante lavoro in fase di scrittura, si affianca un sensazionale comparto tecnico: da una fotografia che riveste la capitale di una splendida luce e resa ancora più affascinante da una patina di sporcizia e granulosità, a una regia elegante ed ispirata che, con il contributo delle musiche di Franco Piersanti, raffigura il degrado e la disperazione di Roma, mediante suggestive inquadrature, enfatizzate da un dosato, ma efficiente utilizzo degli effetti visivi che trasformano il Tevere in una deserta discarica. Esemplare la direzione di un cast corale e d’eccezione, in cui spiccano le interpretazioni da fuoriclasse di Valerio Mastandrea, Max Tortora e Silvio Orlando, nonché le splendide performance di tutti gli altri attori, perfettamente calati nella parte: Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni, Sara Serraiocco, Gabriel Montesi, Diego Ribon, Tommaso Ragno, Elena Lietti, Emanuela Fanelli ed Emma Fasano, oltre alle partecipazioni di Gianni Di Gregorio, Paola Tiziana Cruciani e Andrea Renzi. Meno incisiva, purtroppo, Monica Bellucci, in un ruolo pur sempre marginale.
Un film che inquieta, spaventa, emoziona e, talvolta diverte, nella sua abilità di rappresentare con accuratezza i fantasmi del mondo contemporaneo. Un finale misterioso e apparentemente ottimistico sembra trasmettere speranze per un futuro ancora migliorabile dall’intervento dell’uomo, ma può la gioia effimera del ritorno della pioggia risolvere e cucire i danni irrimediabili portati in tre anni di siccità?