«Nelle antiche mura di Bisceglie, dove tagliavano il legno per le cassette della frutta, ora ci sono tantissimi libri».[1]
Con queste parole piene di meraviglia si presentano le Vecchie Segherie, libreria di Bisceglie situata in uno spazio denso di storia: il bastione San Gennaro, uno dei cinque baluardi che costituivano le mura cittadine nel XV secolo, divenuto proprietà privata della famiglia Mastrototaro negli anni Sessanta del Novecento.
Questa è una storia che inizia con la produzione di cassette in legno di pioppo per il commercio di ortofrutta che, diventando sempre più florido, portò alla necessità di trasferire l’azienda nella zona industriale della città e alla conseguente disoccupazione del sito: 1500 metri quadrati con volte alte più di 10 metri. Che farne?
Riqualificare un sito storico
Le Vecchie Segherie nascono così, da un viaggio di Mauro Mastrototaro, figlio del proprietario Giacomo, a Bassano del Grappa dove rimase colpito da una libreria celata dagli imponenti portoni di Palazzo Roberti: una casa non tanto poi lontano da casa, una riconversione di uno spazio privato in luogo d’incontro e cultura. Perché allora non seguire le fibre del legno e trasformare anche il bastione in una libreria? Chiamate a raccolta le architette Ida Martucci e Cristina Mastrototaro (una pura coincidenza il cognome in comune!), vincitrici in seguito del “Premio AIDIA: Idee per un mondo che cambia – 2022” proprio per il progetto legato alle Vecchie Segherie,[2] inizia l’avventura di Mauro e di sua moglie Antonella Lovero.
Tutti gli scarti della segheria diventano parte integrante della trasformazione: con il legno di pioppo viene creato un enorme lampadario dal moderno design, i trucioli messi sottovuoto vengono usati per realizzare il bancone all’ingresso, i cliché – delle matrici per indicare i clienti sulle cassette – trasformati in elementi d’arredo. «Io trovo molto suggestivo il fatto che la radice che abita questo luogo sia rimasta la stessa, dalle cassette alle pagine: l’albero, e quindi l’ambiente, la natura», così racconta Viviana Peloso, responsabile della libreria. «È anche molto bella l’idea di leggerezza: il legno di pioppo è molto leggero, una continuità con le pagine dei libri, con la leggerezza della carta. È stato fatto veramente un bel lavoro».
Come una cattedrale
L’effetto è dirompente. Appena messo piede alle Vecchie Segherie si prova la sensazione di essere quasi in un posto sacro, forse per l’altezza dello stabile che ricerca la verticalità tipica delle cattedrali e per la sua pietra rosacea estratta dalle cave del territorio circostante che rimanda alla Basilica di Santa Maria Assunta di Trani, la “Regina delle Cattedrali di Puglia”[3] e, in generale, all’architettura del celebre romanico pugliese. D’altronde per noi lettori i libri sono effettivamente qualcosa di sacro e le Vecchie Segherie sono una casa perfetta per valorizzarli. Narrativa e saggistica, libri di viaggio e cucina, fumetti, manga e albi illustrati, fantasy e classici: alle Vecchie Segherie vengono accolte tantissime proposte e anche il fenomeno del BookTok trova il suo posticino.
È fresca (e non solo per la pietra!), frizzante e al passo coi tempi, un crocevia nel quartiere popolare del porto grazie alla sua rassegna di eventi che toccano il culmine durante l’estate ma che sono un appuntamento fisso per tutto l’anno. La libreria ha uno spazio scenico con trecento posti a sedere (!) adatto a tenere presentazioni ed eventi di ogni tipo, anche privati, arricchiti da una cucina interna che presenta i piatti tipici del territorio: «una moderna agorà dove allacciare insieme connessioni» durante una «pausa letteraria o aperitivo culturale in terrazza sorseggiando un drink».
L’esterno non è da meno: lo spazio è stato riconvertito e arredato per coinvolgere il quartiere soprattutto d’estate quando il comune mette a disposizione la vicina Arena del Parco delle Beatitudini, un luogo dove godere di una proiezione cinematografica sotto il cielo stellato.
Un nuovo punto di aggregazione
Le Vecchie Segherie sono diventate un punto di riferimento a Bisceglie per le proposte culturali, non solo letterarie. Un passaggio quasi obbligatorio di tutti i tour di presentazione nel sud Italia, sia per gli autori mainstream aspettati con gioia nel sottocrociera (Donatella di Pietrantonio è uno dei nomi rilevanti nel calendario 2024), sia esordienti provenienti da editori indipendenti (come Mohamed Maalel e Raffaele Cataldo, autori rispettivamente di Baba e Di me non sai di Accento Edizioni), una scelta che contribuisce alla diversificazione dell’offerta culturale e letteraria della regione.
«Facciamo un lavoro di ricerca perché ci piace valorizzare anche le realtà più piccole» continua Viviana. «Tendiamo poi a coinvolgere tra i moderatori delle persone riconoscibili da una comunità» come nel caso di Ilenia Càito, creator digitale e attivista letteraria che cura un gruppo di lettura proprio alle Vecchie Segherie, “Trucioli” (esiste nome più adatto?), che quest’anno affronta il tema del “limite”: cosa significa oltrepassare il limite o dover restare entro un certo confine?
Il premio Strega
Da appuntare in agenda anche l’annuale appuntamento con il Premio Strega: a inizio luglio le Vecchie Segherie ospiteranno i finalisti del premio letterario più prestigioso d’Italia per il quarto anno di seguito, un avvenimento per il quale si prevedono quasi un migliaio di persone. Sempre durante il mese più caldo d’estate è in previsione il “42 gradi” un festival sulla sostenibilità ambientale giunto alla sua quinta edizione, il cui direttore scientifico è Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, giornalista e scrittore.
Insomma, le Vecchie Segherie sono un presidio culturale e storico, con un’attenzione speciale al territorio. Viviana ritiene che «sia molto importante il confronto con le altre realtà, soprattutto negli ambiti culturali e creativi, perché nascono tanti spunti e si ha la possibilità di vedere oltre, di capire, di avere altri orizzonti». La mappa che germoglia da questo scambio reciproco si estende per tutto il tacco d’Italia da Foggia a Lecce, con tappe intermedie a Locorotondo e Crispiano, un dialogo e una collaborazione con organismi più e meno conosciuti: dalla Ubik alle librerie indipendenti.
Un rifugio per tutto l’anno
Una vera casa lontano da casa deve innanzitutto accogliere con calore i propri lettori e posso affermare con gioia che anche le Vecchie Segherie si aggiudicano con facilità questo status. Viviana mette in luce anche la loro versatilità nell’adattarsi alle esigenze stagionali, grazie anche all’utilizzo dei materiali leggeri di cui detto precedentemente che consentono di rispettare la natura mutevole del luogo. «Non saprei trovare un altro aggettivo perché… insomma, a me quello che emoziona, ciò che mi tocca particolarmente è il rispetto della tradizione pur in un’ottica di innovazione. È estremamente affascinante questo approccio. Il fatto che l’origine non sia stata snaturata ma, al contrario, si è trovata una continuità con la radice, cioè l’albero, il legno, è bellissimo».
E così, tra le mura di un antico bastione, dove una volta era attiva una laboriosa produzione, si respira oggi un’aria tutta nuova: le asperità del legno tagliato hanno ceduto il passo alla morbidezza delle pagine, mentre i profumi della resina si sono mescolati all’aroma dei libri freschi di stampa. Un luogo vibrante dove passato e presente si fondono armoniosamente per dar vita a infiniti mondi immaginari e promesse di avventure senza tempo né fine.
[1] Vecchie Segherie, https://www.vecchiesegherie.it
[2] Motivazione della Giuria: «Per il ripensamento e il riuso di spazi della memoria: in quanto ha previsto la rigenerazione di uno spazio del lavoro, trasformandolo in uno spazio culturale che coinvolge e connette anche lo spazio pubblico».
[3] Definizione dell’archeologo François Lenormant.