Ho scoperto la mia passione per i viaggi quando il mio padrino, come regalo per la cresima, mi sorprese con un viaggio in Sardegna. Le mie guance si sono irrorate di lacrime tipo Victoria Falls per una reazione totalmente inaspettata.
Oltre a Milano e alla Liguria dove ho passato tutte le mie estati, i miei viaggi sono stati molto limitati. Si può dire quindi che prima di quell’indimenticabile giorno del 2011 i miei unici viaggi fossero di un’altra sostanza. Carta e inchiostro, per la precisione.
Credo proprio che una delle motivazioni per cui ancora oggi io passi le mie giornate a leggere, sia che i libri permettano di viaggiare. E in questo senso tutti possono farlo: prendere un aereo immaginario diretto in città lontanissime o nel mezzo delle foreste; in cima alle montagne o verso isole remote; in epoche in cui la parola “computer” farebbe sorgere tanti punti interrogativi o ancora attraverso scenari tragici nel futuro, distopie nate dalle conseguenze delle (nostre) azioni nell’oggi.
Così ho avuto un’idea per iniziare un nuovo anno di Case lontano da casa: ricordare quelle biblioteche che mi hanno conquistata tramite le pagine. Come ho detto: il primo viaggio è sempre attraverso i libri.
Su un treno diretto da qualche parte nel Regno Unito
Il Regno Unito è uno dei paesaggi più suggestivi nei romanzi. Penso alle brughiere delle varie contee – Derbyshire, Yorkshire per citarne un paio – quinte teatrali dei classici di Brontë e Austen; penso ai luoghi selvaggi dei libri di Thomas Hardy ambientati nel “Wessex”, una regione immaginaria che si ispira principalmente al Dorset, nel sud-ovest dell’Inghilterra; penso alla Cornovaglia a picco sull’Oceano Atlantico, luogo mozzafiato in cui ambientare storie gotiche e misteriose.
È giusto in questo contesto che si inserisce Ulysses Moore, una delle prime saghe che ho letto durante l’infanzia e che a fine 2024 ha celebrato i suoi 20 anni con l’uscita dell’ultimo libro I mondi alla fine del mondo. È il 2004 quando Pierdomenico Baccalario manda alla redazione del Battello a Vapore una strana e-mail con alcuni fatti straordinari che gli sono accaduti, come il ritrovamento di un baule colmo di fotografie, disegni, cartine e quaderni numerati, proveniente da Kilmore Cove, un paesino in Cornovaglia.
La storia raccontata nei quaderni neri consumati dal tempo inizia a Villa Argo, la casa sulla scogliera che con «la sua torretta di pietra svettava contro il blu del mare, circondata dagli alberi».
Il guardiano e giardiniere della villa è Nestor, un uomo burbero con la barba bianca e dal passo zoppicante che avrà sempre il suo gran bel daffare con i due giovani protagonisti, i gemelli Jason e Julia, pronti a scoprire il segreto che si cela dietro le maestose porte di legno disseminate in tutto Kilmore Cove a partire dalla biblioteca della villa.
La biblioteca si trovava a sinistra delle scale che portavano al primo piano. Era una stanza dal soffitto dipinto con medaglioni blu e rossi con due finestre ariose, una che dava sul cortile di ghiaia e una sul giardino. La stanza era tappezzata di scaffali ingombri di libri. C’era un divano di pelle di bufalo, un pianoforte su cui erano state ammonticchiate generazioni di riviste e due scomode poltroncine girevoli.
Tomi di ogni argomento provenienti da ogni parte del mondo, fra cui anche un Vocabolario dei linguaggi dimenticati con antiche forme di scrittura: dall’alfabeto fenicio ai geroglifici egizi, passando per il rongo-rongo dell’Isola di Pasqua, avevano lì la loro casa.
È questo il luogo centrale da cui partire per risolvere misteriosi indizi e codici per scoprire le Porte del Tempo e i viaggi straordinari verso luoghi leggendari che caratterizzano l’intera serie. Premesse che ancora oggi mi fanno sognare di visitare Kilmore Cove… se solo esistesse!
Cercare la magia tra immensi scaffali
Un’altra biblioteca che si narra possa essere da qualche parte in Scozia è quella in cui si possono trovare libri urlanti, ricette di pozioni e parole magiche per incantesimi sopraffini. È la biblioteca di Hogwarts di Harry Potter, un luogo cardine della saga in cui rifugiarsi a studiare o trovare risposte a quesiti intricati.
Compare per la prima volta nel dodicesimo capitolo del primo volume, Harry Potter e la pietra filosofale, quando Harry, Ron ed Hermione cercano di scoprire chi sia Nicolas Flamel (forse il titolo è un indizio?):
Natale si stava avvicinando. Un mattino di metà dicembre, il castello di Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un metro. Il lago era diventato una spessa lastra di ghiaccio e i gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle palle di neve, che si erano messe a inseguire Raptor dovunque andasse rimbalzando sul dietro del turbante. […] Mentre nella sala di ritrovo di Grifondoro e nella Sala Grande ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano gelidi, e un vento sferzante faceva sbattere le imposte nelle aule.
In questo contesto addobbato da ghirlande di agrifoglio e pungitopo, i tre protagonisti si avviano verso la biblioteca che risulta essere un ostacolo al loro scopo: «E poi, naturalmente, c’era il problema delle dimensioni della biblioteca: decine di migliaia di volumi, migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi». E che problema! Ad aumentarne il fascino qualche riga più avanti, il Reparto Proibito dove erano riposti «i libri che contenevano i potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si perfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure». Chi non vorrebbe avere con sé un Mantello dell’Invisibilità?
Un rifugio nascosto tra le montagne
Novembre 1327, Nord Italia. In un’abbazia benedettina senza nome è nascosta una labirintica biblioteca di testi rari e proibiti. È la biblioteca «di cui si parla con ammirazione in tutte le abbazie della cristianità», ovvero quella che compare ne Il nome della rosa, clamoroso caso editoriale degli anni Ottanta di Umberto Eco; un titolo che ha terrorizzato generazioni di studenti in vista della maturità ma, in realtà, sorprendente romanzo storico con inserti thriller.
La biblioteca è nata secondo un disegno che è rimasto oscuro a tutti nei secoli e che nessuno dei monaci è chiamato a conoscere. Solo il bibliotecario ne ha ricevuto il segreto dal bibliotecario che lo precedette, e lo comunica, ancora in vita, all’aiuto bibliotecario, in modo che la morte non lo sorprenda privando la comunità di quel sapere. E le labbra di entrambi sono sugellate nel segreto. Solo il bibliotecario, oltre a sapere, ha il diritto di muoversi nel labirinto dei libri. […] Labirinto spirituale, è anche labirinto terreno. Potreste entrare e potreste non uscire.
Un luogo del sapere inaccessibile perché contenente tanta verità quanta menzogna, da maneggiare con estrema cura. Una rete complessa di corridoi e stanze all’interno di una torre ottagonale, illuminazione scarsa, enigmi e simboli in ogni dove. Riuscirà Guglielmo da Baskerville a trovare una risposta sulla serie di misteriosi omicidi che si stanno verificando all’abbazia?
La letteratura è piena di biblioteche, in luoghi ed epoche diversi, ma un filo conduttore si nota già da questi tre esempi: le biblioteche racchiudono tutta la sapienza umana e non, sono centri da proteggere dalle intemperie fisiche e metaforiche, spazi da custodire nel tempo per conservare la memoria collettiva.
La nostra storia è racchiusa tutta qui. Nelle case lontano da casa in cui perdersi e ritrovarsi.
Altre case immaginarie da scoprire
La biblioteca di mezzanotte, Matt Heig
La biblioteca dei morti, Glenn Cooper
La nona casa, Leigh Bardugo