«Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Così è la Lisbona dalle mille maschere di Tabucchi. Eppure, a dire il vero, a me è sembrata un po’ poco originale, quasi senza personalità. Per sentirsi grande ha preso in prestito qualcosa dalle altre città: il ponte d’acciaio dai fili sospesi che ricordano il Golden Gate Bridge di San Francisco; il Cristo Rei che si erge imponente su un basamento di 80 metri di altezza di fronte alla città vecchia con le braccia aperte come a benedirla, ispirato al Cristo Redentore di Rio de Janeiro; i tram gialli che mi riportano a casa, nella mia Milano; i sette colli che le danno asilo e che strappano l’unicità all’eterna Roma.

Eppure, sotto il sole sfavillano gli azulejos e tutti quei merletti di torri e castelli, e ancora il profumo di cannella dei pasteis de nata misto a brezza oceanica sono polaroid che scorrono in testa appena saliti sull’aereo di ritorno. Lisbona è così: prova a essere una grande città… e ci riesce benissimo. Quando lasci Lisbona capisci improvvisamente cosa intendono i portoghesi con l’intraducibile termine saudade, quella malinconia che si lega a un posto per sempre incollato al cuore.

Interno della libreria Ler Devagar con scaffali pieni di libri e una bicicletta appesa al soffitto.

La riqualificazione di LX Factory

Mappa alla mano, l’itinerario che incanta prevede di perdersi nel quartiere dell’Alfama, tra i palazzi colorati e le cattedrali romaniche, ritrovandosi sotto pergolati di boungaville e sorprendendosi ondeggiare sulle note del fado; cercare la pace al Mosteiro dos Jerónimos o al Santuário Nacional de Cristo Rei, cullati dalle sinfonie religiose e con lo sguardo vagante verso le scie rosse delle auto mentre filano sul Ponte 25 de Abril; sfrecciare con il monopattino lungo le rive del Tejo e raggiungere il punto di riferimento per tutti gli artisti e i creativi a spasso per Lisbona: LX Factory, una fabbrica industriale trasformata in “fabbrica della creatività”.

È interessante notare come un luogo lasciato ai margini per tradizione possa ritrovarsi un giorno a essere un centro di aggregazione culturale e artistico con un’aura cinematografica per la sua posizione proprio ai piedi di uno dei simboli della capitale portoghese, quel Ponte che muta lo skyline. Un’area di 23.000 metri quadrati rimasta nascosta per anni e restituita alla città come un ambiente «dove diventa possibile intervenire, pensare, produrre, presentare idee e prodotti in un luogo che appartiene a tutti, per tutti».[1]

e del quartiere Alcântara

Atelier, bar, locali dediti al fashion design e alla floricoltura circondati da murales dai colori accesi, che hanno reso il quartiere dell’Alcântara una meta accattivante. E in questa cornice, anche il lettore viaggiatore può trovare la propria casa lontano da casa.

Ler Devagar” è un invito a godersi la lettura con lentezza (“leggere lentamente” è la traduzione letterale), estraniandosi dalla routine della vita lavorativa e perdendosi tra le innumerevoli pagine che la libreria accoglie. La collezione di libri in portoghese, e non solo, conta circa 50.000 volumi tra edizioni nuove (40.000) e usate (10.000) che è possibile ammirare su quattro piani e un soffitto di quattordici metri. Metti piede all’interno e bum!, un attimo di sconcerto nel ritrovarsi in un posto inaspettatamente immenso. Facile essere d’accordo con le classifiche che la vedono nei primi venti posti delle librerie più belle del mondo e nei primi dieci tra le librerie fiorite in edifici restaurati.

Una storia itinerante

L’inizio della sua storia si colloca nel Bairro Alto – un quartiere elegante e tranquillo che si sveste di notte diventando tappa favorita dai giovani – dove la Ler Devagar era ospite della Litografia Nazionale. Già in quel periodo (era il 1999) la stampa portoghese e internazionale ne aveva un’alta considerazione, forse perché essa introdusse un nuovo concetto di libreria come luogo di incontro dove confrontare letture e idee e avvicinare i campi della cultura e dell’espressione artistica.

Nel 2005 Ler Devagar è costretta a trasferirsi temporaneamente nella Galleria ZDB (sempre a Bairro Alto), ospitando con sé “Eterno Retorno”, la piccola libreria di filosofia di seconda mano che si trovava a pochi metri da Ler Devagar e che nel frattempo era stata chiusa. Due anni più tardi Ler Devagar costruì il “Fábrico Braço de Prata” (FBP) sul sito della sede di un’antica fabbrica di armamenti e materiali bellici dove furono installate dodici stanze con una libreria, gallerie, sale concerti e bar; all’esterno una terrazza e dei giardini. È con questo background che nel 2009 Ler Devagar, sempre insieme a Eterno Retorno, si trasferisce nella appena riqualificata LX Factory, luogo perfetto per la sua identità metamorfica.

Libreria, biblioteca, galleria d’arte (con)temporanea, auditorium, ristorante (“Malaca Too”), pasticceria (“O Bolo da Marta”), negozio di musica (“Ouvir Devagar”) e bar (“Beber Devagar”): sono sicura che anche Pereira avrebbe piacevolmente sorseggiato una fresca limonata in questo quadro.

L’arte di Pietro Proserpio

La Ler Devagar è diventata anche la casa di Pietro Proserpio, artigiano italiano dedito a creazioni meccaniche modellate a partire da materiali di scarto e oggetti quotidiani. Il suo laboratorio si trova proprio qui e le sue opere spiccano appena varcata la porta principale: una figura d’uomo in sella a una bici in dress code: total white saluta i lettori [Foto 1]; e ancora qualche nuvola e uno spicchio di luna, macchine del tempo e un altro uomo che su un monociclo si affida a un ombrello per volare sulla scia del vento. Cosa si può fare con pezzi di scarto e un’immaginazione sconfinata!

Ogni angolo della libreria è progettato per ispirare la creatività e stimolare la curiosità, con aree dedicate alla lettura, al relax e all’espressione artistica. Uno spazio culturale che ospita eventi, mostre d’arte, presentazioni letterarie e performance dal vivo, che ha contribuito notevolmente a collocare la LX Factory sulla mappa culturale e turistica di Lisbona.

Collezione di dischi nella sezione Ouvir Devagar all'interno della libreria Ler Devagar

Altri progetti

Fedele alla sua anima, nel 2013 Ler Devagar ha promosso la creazione di una “città dei libri” nella cittadina di Óbidos a ottanta chilometri da Lisbona, un progetto che è diventato realtà. Insieme alla libreria per bambini “História com Bicho” e con l’assistenza del comune di Óbidos, sono state aperte librerie in luoghi inusuali (una chiesa sconsacrata, un mercato ortofrutticolo, una cantina vinicola, un ufficio postale) e in luoghi d’interesse già affermati che, aderendo al progetto, hanno valorizzato il loro sito in maniera impeccabile: libri di storia al Municipal Museum, di arte e architettura alla Galeria Nova Ogiva, di moda e design al Centro de Design de Interiores.

Alla lista si aggiunge anche il Literary Man Hotel, un ex convento riconvertito in albergo che mette in vendita la bellezza di 100.000 (!) testi in lingua inglese per i viaggiatori che arrivano da tutto il mondo. In questo affresco, nel 2015 Óbidos ha accolto il suo primo festival letterario, “Folio”, e un secondo dedicato alla letteratura e al viaggio, “Latitudes”. 11.000 abitanti e oltre 250.000 libri: Óbidos ha ricevuto il riconoscimento Unesco di Vila Literária (“Villaggio Letterario”).

Tornando nella patria di Pessoa, passeggiare totalmente immersi nell’arte urbana avvolti da fragranze floreali o da aromi che fanno accrescere l’acquolina, trasportati da qualche nota di chitarra fin sulla soglia della Ler Devagar, è un’esperienza da provare. Clicca il tasto del rallentatore, cerca un disco al secondo piano e accomodati: fai come se fossi a casa tua.

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Alessia Soldati