Forse non tutti sanno che a Bruxelles, la capitale europea per eccellenza, ho trovato una libreria da molte voci considerata “una delle più belle al mondo”. A dire il vero, il primo impatto non è stato dei più felici perché la sensazione è stata quella di ritrovarmi in un luogo di abbandono. In linea generale, la percezione che mi ha lasciato Bruxelles è questa: un velo di sporcizia posato ovunque: palazzi distrutti, residui di cibo e spazzatura qua e là.
C’è da dire che non avevo mai percepito una città così cosmopolita, un oceano di culture, etnie, odori – che poi è sicuramente uno dei lati positivi di Bruxelles, anche se, come ogni luogo al mondo, più viene frequentato più è soggetto a modifiche, spesso brutali. Basta fermarsi nel mezzo di Place de la Bourse, uno dei centri nevralgici, per capire cosa intendo. O passeggiare nei vicoli del centro cercando un ristorantino dove assaporare la specialità locale (moules et frites, “cozze e patatine fritte”, che ricordo spiacevolmente immerse in un’acqua color detersivo – in realtà un brodo di vino bianco, cipolla e aglio); anche se Bruxelles è celebre per le innumerevoli varietà di birra che attraggono turisti da tutto il mondo.
Non è così nella zona dove è situato il Palais de la Nation. Prevedibile. Un quartiere che deve ospitare i parlamentari di 27 Stati membri dell’Unione Europea, deve farsi trovare elegante, o almeno pulito.
Tornando a noi. La Tropismes – la libreria di cui vorrei parlarvi oggi – ha una storia interessante. Nonostante le prime impressioni negative causate da un restauro, la sua posizione è niente meno che in uno dei più antichi (se non il primo) centri commerciali al coperto d’Europa: le Galeries Royales St Hubert. Con uno stile architettonico neorinascimentale, non hanno nulla da invidiare alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano (al contrario, quest’ultima venne costruita un ventennio dopo le gallerie belghe, che ne influenzarono le forme). In questa cornice, la Tropismes prende il posto di un locale jazz degli anni ’60 di cui mantiene le pareti a specchio, un grande soppalco e un soffitto a cassettoni dorati che caratterizzano splendidamente il risultato finale. Un cambio di scena impressionante che si inizia a intravedere dietro le vetrate a quadrettoni man mano che mi avvicino all’ingresso.
Apro la porta
Se ce la immaginassimo senza scaffali né libri, saremmo catapultati in una sala da ballo… ma perché dovremmo? Gli scaffali ripieni sormontati dal luccichio dorato che si riflette per tutto lo spazio interno grazie agli specchi, trasferisce negli occhi dei lettori un po’ di meraviglia regale. Il nome stesso, “Tropismes”, che compare fieramente nel suo font aggraziato in un neon impossibile da non notare, è ispirato ai movimenti inconsci delle piante verso la luce; piante che trovano un’eco nella scultura delle colonne che sostengono i cassettoni del soffitto, dove decorazioni floreali si intrecciano in un gioco di foglie e rami stilizzati, evocando un movimento organico e vitale. L’atmosfera è quella di un salotto letterario, e i giochi di riflessi e ombre invitano a perdersi tra gli scaffali. La Tropismes è una casa lontano da casa dove ogni dettaglio è pensato per celebrare la bellezza della cultura e della conoscenza.
Muovo i primi passi su un pavimento di legno che scricchiola sotto i piedi e inizio a esplorare.
Letteratura e discipline umanistiche sono l’essenza della Tropismes che negli anni ha accolto anche libri di ecologia, ambiente, geografia, economia, management; riservato il soppalco ai libri per bambini e ragazzi e il seminterrato a musica, arte e cinema. Sul banco delle novità, La piena, primo titolo della fortunata serie “Blackwater” di Michael McDowell che proprio in quei mesi (la mia visita risale al maggio 2023) era nelle classifiche dei più venduti in Italia e avrebbe visto, di lì a qualche giorno, file immense allo stand Neri Pozza al Salone del libro di Torino con la presenza dell’illustratore Pedro Oyarbide pronto col suo timbro ex libris a personalizzare le copie dei lettori.
Una scoperta che invece mi ha fatto brillare ancor di più gli occhi è stato vedere dal vivo per la prima volta i volumi della “Bibliothèque de la Pléiade”, la collana editoriale più prestigiosa di Gallimard, casa editrice storica francese, da cui hanno preso ispirazione i “Meridiani” Mondadori. Un tassello di storia editoriale che ho studiato durante il mio percorso universitario e che improvvisamente trovo davanti a me… che emozione!
Insomma, se da questo mio diario di viaggio si nota che Bruxelles purtroppo non è nella lista delle mie città del cuore (molto meglio la gita in giornata a Bruges, la “Venezia del nord”). la Tropismes è un’eccezione. E allora, solo per questo, ne vale la pena.
Alessia Soldati